Visualizzazione post con etichetta Due cuoricini e mezzo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Due cuoricini e mezzo. Mostra tutti i post

giovedì 26 giugno 2014

Recensione: SHADOWDANCE #1: LA DANZA DEGLI INGANNI di David Dalglish

Buon pomeriggio a tutti.
Oggi voglio parlarvi dell'ennesimo libro che ci viene presentato come uno dei migliori fantasy della storia, "un mix vincente di Trono di spade, giochi di ruolo e descrizioni formidabili" (Publishers Weekly), ma che in realtà ha ben poco di tutto ciò. Solo la cover richiama una storia affascinante e ricca di intrighi, battaglie e misteri, il resto è...beh...fuffa. Basta fare un giro su Goodreads e leggere alcune delle recensioni di lettori d'oltre oceano per capire che non sono la solita schizzinosa.

Più riguardo a La danza degli inganni




Titolo: La danza degli inganni
Autore: David Dalglish
Casa editrice: Fabbri editori
Pagine: 274
Prezzo: 5,00 €

Trama: Thren Felhorn, mastro della Gilda del Ragno, è un assassino spietato, il capo indiscusso delle Gilde dei Ladri. Tutti lo temono. Persino il re Edwin Vaelor, giovane e inetto; persino il Triumvirato, l’alleanza delle tre famiglie aristocratiche più potenti dell’ intera terra del Drezel, da anni impegnate in una guerra senza quartiere con i ladri che attentano alle loro ricchezze. Ora, però, Thren ha un piano per porre fine alle ostilità una volta per tutte: vuole colpire i suoi nemici durante la grande festa del Kensgold, quando i tre patriarchi si riuniscono per festeggiare e fare sfoggio di ricchezza e potere. Anche Aaron teme Thren, e non oserebbe mai ribellarsi a lui. È il suo unico erede, il figlio che dovrà prendere il suo posto al vertice della Gilda. A otto anni Aaron ha ucciso per la prima volta, ha accoltellato il suo stesso fratello maggiore. Ora che ne ha tredici, però, il pensiero di vivere nella violenza e nell’assassinio lo disgusta. Può contare su due soli alleati: Kayla, la giovane ladra che gli ha salvato la vita, diventando così il braccio destro di Thren, e Robert Haern, l’anziano ex tutore di corte e suo precettore, che vorrebbe per il ragazzo una sorte diversa da quella che il padre gli impone. Intanto, mentre i preparativi per il Kensgold si fanno incandescenti, il patriarca Maynard Gemcroft cerca di sopravvivere ai complotti della famiglia rivale dei Kull, cui sua figlia Alyssa si è incautamente legata. Ma la ragazza dovrà scegliere da che parte stare, e lo farà sotto la guida e con l’aiuto delle Senzavolto, guerriere abilissime, dotate di capacità magiche e capaci di violare anche le fortezze più impenetrabili. 



Catturata dalla cover e incantata dalla promessa dei giochi di ruolo e delle descrizioni affascinanti, ho contatto la casa editrice, che ringrazio, per averne una copia.  Ma io lo sapevo, me lo sentivo nel profondo che avrei dovuto aspettare di leggere qualche recensione prima di avventurarmi in questo libro.
Al di là del fatto che le descrizioni non sono affascinanti ma inesistenti e al di là del fatto che paragonare La danza degli inganni al Trono di spade è un puro insulto per Martin, di questo libro posso dire che ci prova, che in alcuni momenti sembra riuscirci ma che non ce la fa mai del tutto.
A detta della sinossi dovremmo aver un protagonista centrale, un ragazzino che è costretto dal padre a diventare uno spietato assassino, ed è quello che pure un agghiacciante prologo promette. In realtà lo spazio lasciato ad Aaron è davvero poco a scapito di altri protagonisti, che avrebbero dovuto essere secondari ma che giocano, invece, il ruolo dei comprimari.
Mi sono quasi fatta violenza per finire la lettura: una noia pazzesca! Pochissima azione, poca suspense, pochissimi intrighi, alcune scene decisamente crude e violente ma che non colpiscono più di tanto perché l'autore, ve l'ho detto prima, non è Martin.
Sono riuscita a raccapezzarmi per il mondo creato da Dalglish grazie solo alla mappa iniziale perchè l'autore ci catapulta nel bel mezzo della storia senza spiegarci dove si trovano i luoghi e come è strutturato il Drezel. Ci parla di un re paranoico, di un ricco e grasso Triumvirato, di spietate Gilde dei Ladri, di sacerdoti e Senzavolto senza darci una spiegazione, senza introdurci nel mondo che si è immaginato per i suoi eroi.
E parliamo degli eroi allora: vuoti, poco caratterizzati, piatti. Marionette appese al filo della penna dell'autore, con pochissima se non nessuna personalità. Personaggi che non coinvolgono che non escono dalla carta, che non emozionano. Peccato perchè Aaron, Kayla e Alyssa hanno tanto, tantissimo da dire ma non ci riescono. Non ci raggiungono.
Dopo aver letto la sinossi mi aspettavo tutta una serie di intrighi, colpi di scena e inganni, in realtà mi sono trovata davanti una trama piuttosto semplice e quasi scontata: nessuno degli eventi narrati mi ha scioccata al punto da dire che non ci sarei mai arrivata. Beh basta questo per far cadere ogni possibile termine di parogone con il grande, immenso, sommo Martin.
In conclusione si tratta di un libro molto confuso e approssimativo, con delle carenze significative per essere quello che si propone di essere e cioè un fantasy che ha conquistato il mondo. Troppo debole.

Smile1510 on insideabookSmile1510 on insideabookSmile1510 on insideabook

Non credo che porterò avanti questa saga. Peccato, per una volta che decidono di pubblicare tutti i libri a distanza di una settimana. A me non è piaciuto e a voi? Lo avete letto? Lo leggerete?

sabato 15 febbraio 2014

Recensione: REQUIEM di Lauren Oliver

Buon sabato pomeriggio a tutti,
oggi voglio parlarvi di Requiem della Lauren, terzo e ultimo libro della serie distopica iniziata con Delirium (che io, come molti altri ho A.D.O.R.A.T.O.).
La Oliver ci aveva abituati bene: un inizio col botto e un secondo libro ancora più accattivante del primo, ma pare che abbia perso parecchia della sua verve con la stesura del capitolo conclusivo.



Titolo: Requiem
Autore: Lauren Oliver
Casa editrice: Piemme
Pagine: 336
Prezzo: 17,00 €

Trama: Mi chiamo Lena e sono infetta, perché mi sono innamorata di Alex in un mondo in cui l’amore è considerato una malattia, e come una malattia viene curato. Io e Alex siamo scappati, ma poi ci hanno separati. Io sono andata avanti, ho incontrato Raven e gli altri ragazzi della Resistenza. Ho imparato a combattere per quello in cui credo, a lottare per essere davvero me stessa. E ho incontrato Julian che è il ragazzo più dolce del mondo e mi vuole con sé. Poi però Alex è tornato, quando pensavo di averlo dimenticato, quando mi ero convinta di riuscire a fare a meno di lui. E ora, mentre il mondo attorno a noi cade a pezzi, io sto male, e penso che forse avevano ragione loro: l’amore è davvero una malattia!




In Requiem Lena si trova nel centro di uno scomodissimo, nonchè doloroso, triangolo: la protagonista di Delirium e Chaos ha ritrovato Alex, il suo amato Alex che credeva morto e per cui ha versato tantissime lacrime. Ma Alex non è più lo stesso ragazzo solare e vivace di prima, qualcosa dentro di lui si è rotto a causa delle tremende torture cui è stato sottoposto nelle Cripte. Dall'altro lato c'è Julian, nuovo nelle Terre Selvagge, non abituato alla lotta per la sopravvivenza, innamorato di Lena e sempre pronto a darle il suo sostegno, a capirla, a confortarla. Passato e presente che si mescolano, Alex e Julian, Julian e Alex.
Nello stesso momento Hana sta per sposarsi, è stata curata e ora vive la vita pacifica e tranquilla che le hanno promesso. Sta per sposare il nuovo sindaco di Portland e tutto sembra andare a meraviglia, a parte qualche sogno che ancora turba le sue notti, a parte il senso di colpa, a parte quel marito un po' strano e violento.
Requiem ci offre i punti di vista delle due ragazze: un capitolo dedicato a Lena che ci spiega come molto lentamente si stia muovendo la Resistenza e la difficoltosa vita degli Invalidi, dall'altro Hana, che rappresenta ciò da cui Lena e Alex sono scappati.
Ecco questo è ne più ne meno quello che succede. Cioè nulla.
A lettura conclusa ho pensato che fosse uno scherzo. Ho girato pagina e....i ringraziamenti. I ringraziamenti? Ma come? E la storia?
Requiem è tutta una grande introduzione in cui non succede assolutamente nulla fino alle venti pagine finali che.....ma il finale l'ha scritto o la Lauren ci sta ancora lavorando su?
Sono perplessa. Pare che l'autrice abbia avuto fretta di concludere questa trilogia, fretta di arrivare in fondo, fretta di mettere un punto. Il problema è che non ha concluso un bel niente. Tutto resta in sospeso, eccetto la risoluzione del triangolo, tutto cristallizzato in un confuso fermo immagine.
Ma non è solo questo: l'intera storia non sembra essere stata scritta dalla stessa mano che mi ha fatto emozionare in Delirium e soffrire in Chaos. Lena manca della sua vitalità, del suo mordente, ci racconta quello che le succede e ciò che le sta intorno con freddezza, come se non fosse lei a vivere determinate situazioni: a confronto Hana sembra quasi rivendicare con prepotenza  il ruolo di protagonista.
Beh, una bella delusione.
Effettivamente, a mente fredda, posso anche accettare un finale che non è un finale, per il modo in cui è stato scritto, per l'idea di vittoria e confusione che lascia trasparire. Un finale talmente aperto che lascia spazio a qualsiasi tipo di immaginazione. Come dicono alcuni, (Lara that's for you!) probabilmente la Oliver sbucherà fuori tra qualche anno con un nuovo libro, magari ambientato qualche tempo dopo in cui ci racconta come si sono evoluti gli eventi. Tuttavia, non posso accettare tutto ciò che è venuto prima: troppo monotono, troppo lento, troppo freddo e oggettivo.
Leggendo qualche recensione qui e lì mi sono accorta di non essere una voce fuori dal coro. Accidenti. Mi aspettavo una lettura scoppiettante, avvincente emozionante e invece...niente. Uff!


E MEZZO

Bene, questa è la mia recensione. Ero innamorata di questa saga. Ero pronta a dare un votone enorme all'intero lavoro della Oliver e invece...ahimé....forse ho caricato Requiem di troppa aspettativa. Ma dopo due piccoli capolari come Delirium e Chaos non potevo che aspettarmi di più.
Voi lo avete letto? Che ne pensate? 
Un bacio,