Buongiorno a tutti readers!
Come state? Io alla grande: finalmente sono riuscita ad uscire di casa e sono rientrata a lavoro. Ero rinchiusa dal 9 marzo: prima mio marito è risultato positivo al covid, poi ho dovuto aspettare il mio turno per fare il tampone ed essere sicura di non averlo contratto da mio marito e tra un tampone e l'altro e la lentezza della burocrazia si è fatto il 4 giugno....
Va beh, guardiamo il lato positivo: ho potuto leggere un sacco di bei libri e oggi vi parlo di LA CITTA' DI OTTONE di S.A. Chakraborty, che ho potuto leggere in anteprima grazie a Beatrice di
Eynys Paolini Books, che ha organizzato il review Party, in collaborazione con Mondadori.
Titolo: La città di ottone
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 528
Prezzo: € 22,00 (cartaceo); € 9.99 (ebook)
Voto: 3/5
Trama: Egitto, XVIII secolo. Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un’abile guaritrice e di saper condurre l’antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori. Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all’interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L’arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.
Recensione
Nahri è una ragazza molto speciale che vive di espedienti: tarocchi, letture della mano, riti magici per allontanare gli spiriti negativi sono alcuni dei "lavoretti" con cui si mantiene. Ed è molto brava in queste attività, o meglio molto credibile, poichè può farlo sfruttando il dono speciale di riuscire ad entrare in sintonia con il corpo delle persone, sentirne la vita che scorre al suo interno e individuare eventuali malanni.
Proprio mentre svolge una di queste attività Nahri evoca involontariamente Dara, quello che lei pensa essere un jiinn: uno spirito tipico della cultura medio-orientale la cui origine risiede nel fuoco.
A seguito di questa circostanza, Nahri viene attaccata da una creatura che la vuole morta ad ogni costo ed è quindi costretta a fuggire con Dara verso la fantastica quanto misteriosa Citta di Ottone: Devabad.
La narrazione delle avventure di Nahri e Dara si alterna al racconto della vita di corte di Ali, secondo genito del sultano di Daevabad, il quale si trova invischiato con le attività di una organizzazione che cerca di sovvertire l'ordine della città, già in equilibrio precario.
La città di ottone è un romanzo molto bello ma non perfetto che, nonostante le sue 500 e passa pagine, si lascia leggere con piacere.
L'autrice catapulta il lettore in un mondo, quello mediorientale, di cui non siamo abituati a leggere e introduce tutta una serie di figure mitologiche che in un primo momento possono confondere: nomi e clan si rincorrono sulle pagine e il glossario in calce è quasi come la manna dal cielo. Tuttavia, superato questo primo impasse, la lettura è molto piacevole.
Come dicevo prima, La città di ottone ruota intorno alle azioni di tre personaggi principali: Nahri, la protagonista, Dara, badboy non tanto bad e Ali, coprotagonista.
Il pregio di S.A. Chakraborty è quello di aver creato
una protagonista femminile che non è perfetta per nulla, che ha dei limiti e ne è consapevole e che NON cresce improvvisamente e magicamente. Nahri è cosciente delle sue difficoltà, di non essere all'altezza della reputazione che la sua millenaria famiglia, di cui, peraltro, non sa nulla, ha costruito e, sinceramente, poco le interessa. Tutto ciò mi è piaciuto molto, sapete perchè?
Perchè Nahri è vera: il suo atteggiamento è proprio quello che avrebbe chiunque di noi se ci fossimo trovati nella sua situazione e non quello che ci si aspetta che il protagonista di un libro abbia. Nahri non è perfetta, nessuno lo è, e si prende i suoi tempi e i suoi spazi per capire dov'è finita e dove sta andando.
Ali, invece, è proprio il suo esatto opposto: rigido, rispettoso, corretto, educato e a modo. La sua personalità è figlia dell'addestramento militare cui è sottoposto sin da bambino. La sua morale è integra e basata su una grande fede che, da un lato, lo spinge ad essere giudicato, ad uno sguardo un po' frettoloso, come bacchettone, dall'altro, però, è ciò che fa di lui una persona buona e votata alla giusta causa dell'eguaglianza dei diritti per tutti. La mia crush è tutta per lui. Ali mi è entrato nel cuore con la sua dolcezza, intelligenza, forza (eh sì, ci va anche quella) e ingenuità.
Infine Dara. Devo ammetterlo e, sicuramente andrò contro corrente: Dara è il personaggio che mi è piaciuto di meno per il suo lato decisamente troppo antiquato e maschilista, poco incline all'azione ragionata e più per "combino il guaio, poi vedo se ho sbagliato e magari risolvo". E' anche il personaggio a cui, a mio parere, l'autrice ha dato meno spazio e che ho trovato più piatto. Dalla lettura emerge che Dara sia qualcosa di più di quello che tutti credono: ha avuto un passato difficile e crudo eppure...per buona parte del libro ho avuto l'impressione che la scrittrice avrebbe lanciato la patata bollente, che ci avrebbe rivelato qualcosa su questo personaggio che avrebbe cambiato le sorti della vicenda e, invece....no. Forse (e spero) si è risparmiata per il secondo volume della trilogia ma questa scelta ha reso un tantino "inutile" il suo personaggio. Attendo, quindi, di leggere The Kindom of Copper.
In conclusione, questo primo capito mi è piaciuto anche se poteva, forse dare, un pelo di più. E' comunque un volume introduttivo che lascia il giusto spazio alla descrizione del mondo in cui si svolgono le vicende e che permette di conosce le dinamiche che andranno a svilupparsi all'interno dell'intera trilogia, anche se ciò ha reso buona parte della narrazione un po' lenta.
Inoltre, la scelta di alternare il racconto delle vicende dei protagonisti la apprezzo sempre molto perchè permette di avere un'idea a tutto tondo di quello che accade, oltre a rendere la storia più complessa ed interessante.
Infine: la cultura mediorientale era per me del tutto sconosciuta e La città di ottone mi ha permesso di imparare qualcosa di nuovo. Per cui vi consiglio di leggere questo libro.
Lo leggerete?
R.